

Una giornata grigia, le nuvole basse quasi a sfiorare il mare, investito dalla forte brezza dell'oceano, nel 1994 passeggiavo sulle spiagge della Normandia in compagnia del mio compagno di viaggio. Le scarpe sprofondavano nella sabbia umida, lambita dall'acqua, un buon sigaro in bocca e la mente proiettata all'indietro, fino a quell'alba del 6 giugno quando migliaia di uomini avrebbero messo in atto un'impresa che nessuno avrebbe mai dimenticato. Americani, inglesi, canadesi, australiani, neozelandesi, francesi, indiani, e forse dimentico qualcuno... mesi e mesi ad aspettare quel giorno sulle coste dell'Inghilterra meridionale ammazzando il tempo in mille modi, con il pensiero rivolto a casa. Poi finalmente l'ora X, il D-Day. Imbarcati su migliaia di navi, stipati come sardine: chi dormiva, chi scriveva le ultime lettere alla moglie o fidanzata, alcuni giocavano a carte e i più deboli di stomaco vomitavano sporgendosi dai parapetti delle navi. Dall'altra parte...l'esercito tedesco...in eterna attesa che qualcosa accadesse. Il tempo era pessimo e sapevano che nessun comandante avrebbe osato affrontare la Manica con quelle condizioni meteo... eppure...uno squarcio nelle nubi, uno sprazzo di luna convinsero Ike a dare il via. Omaha, Utah, Gold, Juno, Sword, cinque nomi che sarebbero rimasti impressi nella mente dei reduci fino alla loro dipartita. La notte tra il 5 e il 6 giugno il cielo normanno si riempiva di migliaia di ombrelli bianchi: i paracadutisti della 101a e 82a divisione americana, i Red Devils britannici e gli alianti furono i primi a saggiare, dolorosamente, la potenza di fuoco delle armi tedesche. Eppure...nessuno all'alto comando tedesco ci voleva credere...stavano arrivando! Neppure la "Volpe del Deserto", il grande Erwin Rommel aveva preso in considerazione uno sbarco alleato sulle coste normanne. All'alba del 6 giugno...i posti di guardia sul Vallo Atlantico intravidero all'orizzonte una sottile linea nera...non era un effetto ottico... era la più grande flotta mai messa in piedi dai tempi dell'Invincibile Armada, che stava per toccare terra e liberare l'Europa dal giogo nazifascista. Nel giro di poche ore per molti sarebbe cominciata la macabra danza della guerra, per i più sfortunati sarebbe durata un solo istante: la pedana dei mezzi da sbarco, man mano che si avvicinavano alla costa, somigliava sempre più all'antro dell'inferno. Una volta aperta tutti avrebbero perso, per un istante, il controllo sul proprio destino. Lo spazio che separava l'acqua dalla sabbia era infinito...molti affogarono, altri morirono a causa dei proiettili nemici. Uno dei libri più belli che ho mai letto sullo sbarco è quello di Max Hastings "Overlord". Racconta i giorni prima dello sbarco, le ansie del comando alleato, l'irresponsabilità di quello germanico, le storie dei soldati alleati e tedeschi accomunati da un triste destino, quello di fare la guerra. Oggi molti paesi vivono ancora con quel ricordo, ma soprattutto con l'enorme debito nei confronti dell'America: il tributo di sangue di questi giovanotti provenienti dalla California, dal Texas, dal Montana ecc. è stato davvero grande. In quel viaggio ho avuto una grandissima fortuna, conoscerne uno. A Saint-Mere-Eglise un signore molto anziano e corpulento, con grande gentilezza, si è avvicinato toccandomi la spalla e, con gli occhi ancora vivi di ricordi, comiciò a raccontare di quando tocco terra col suo paracadute...a quel punto le pagine dei libri che avevo letto sino a quel momento diventarono bianche...ecco - mi son detto - questo è il libro che vorrei non finisse mai. Lui c'era.
9 commenti:
Ciao Paolì, grazie del link
Bello, come al solito, il pezzo, molto professionale;
come sai però io allo sbarco non c'ero perché ero nel desorto col grande Rommel :)
Saint-Mere-Eglise, agosto 1994...
mcfabriz
Strano che Roffo sia stato con Rommel... io ero con Monty... quando abbiamo fatto prigioniero il comando dell'Arika Korps non c'eri... eri scappato?
Ciao
Bluto
MacFabriz... è lui il grande compagno di viaggio... e non è finita... dal 1994 in poi ne abbiamo viste parecchie... e quest'anno... la vedo malissimo...
Ciao
Bluto
Qualche anno fa mi trovavo con un amico in un fast food a Fresno, in California.
Un omone si è avvicinato a noi: "Hi guys! Siete italiani? Sapete, mio nonno ha combattuto ad Anzio! Come vi trovate qui in California?".
Abbiamo scambiato quattro chiacchiere, poi ci ha stretto la mano e se ne è andato. E' stato uno degli incontri più belli che abbia fatto in quel viaggio.
Certo dev'essere curioso per gli ex soldati usa: se vanno in Vietnam e gli dicono: sapete, ero uno di quelli che vi tiravano il napalm, non è che gli fanno festa, anzi gli fanno la festa ;)
Roffo
PS Bluto, Monty era pazzo, l'ho conosciuto, però aveva due belle Colt.
Roffo 2
(3 nuovi pezzi Aspera su Maispeis!)
Ciao Roffix,
Patton aveva le colt er non Montgomery, il quale non era assolutamente pazzo era solo tanto narcisista, pensava di saper fare meglio tutto lui... era in forte rivalità con tutto lo Stato Maggiore americano... da buon inglese....
Ciao
Bluto
Hai ragione Bluto, sto davvero rincoglionendo
Mi ero dimenticato del grande Monty (che per giunta non era yankee)
Però Patton era un bel personaggio, ti ricordi il film con George Scott (eccezionale anche lui), soprattutto l'inizio...
Serafino, ma se l'incontro più bello in America l'hai avuto con un ciccione yankee, ne deduco che a Gnocca non dev'essere andata molto bene :)
Esatto, George Patton è stato interpretato meravigliosamente da Scott. Il discorso iniziale è di una retorica stupenda, classico americano del marriviamo noi e meniamo tutti. Su Serafino in effetti devo pensare qualcosa anche io.... Gnocca ? Nulla.. comunque fa onore... Almeno quegli americani erano tinti di buono
Bluto
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