venerdì 30 maggio 2008

Chi tocca muore



Non è possibile dimenticare la scena di "Animal House" quando il preside decide di smantellare il gruppo dei Delta dal campus... lui, con la sua celebre felpa "COLLEGE" è disperato, non sa capacitarsi dell'accaduto... "They took the bar"... (Hanno preso il bar) esclama in preda ad una crisi di panico. Arriva l'amico, Otter credo, prende una bottiglia di Jack Daniels, lo guarda e gliela lancia. Lui l'afferra e con somma soddisfazione se la scola tutta d'un fiato... senza pausa... senza un sussulto...solo qualche misera goccia che cade sulla maglia blu. E il celebre "Food Fight" scoppiato nella sala mensa universitaria? Un personaggio pieno, ricco, stravolgente, troppo potente...il regista John Landis lo aveva capito e dunque Bluto/Belushi doveva avere nel film solo poche parti ... avrebbe attirato troppo l'attenzione su di se, monopolizzando il pubblico a discapito della trama del film. Ma non è solo Animal House (1978)... ricordiamolo in 1941. Allarme a Hollywood (1979 per dir la verità uno dei film meno riusciti di Spielberg), Blues Brothers (1980), I Vicini di Casa (1982), e Continental Divide (1981). John Belushi, attore d'origine albanese, era stato travolto dal successo, dalla celebrità...da se stesso. Amico inseparabile della dannata polvere bianca - che a Hollywood imbiancava persino i tetti delle case - e fedele compagno della bottiglia e di mille tipi di psicofarmaci, Belushi era stato inghiottito da gorgo distruttivo senza via d'uscita. Eppure quando saliva sul palco del Saturday Night Live, oppure arrivava sul set, dava il massimo. Giocava con l'espressioni del suo viso come voleva, bastava un'alzata di sopracciglia per far ridere, commuovere o intenerire. Nonostante la sua mole, non appena partiva la prima nota di un blues o un rock il suo corpo volava, danzava libero, come non riusciva ad essere nella sua vita quotidiana.
Amici? Pochissimi. Come lui stesso aveva ammesso, lo Star System hollywoodiano non può esserti amico, semmai ti dava una mano per affossarti. Niente amici, solo complici del suo lento offuscarsi: "... Ehi arriva John !..." le bustine maledette cominciavano a girare...e lui non sapeva dire di no. Solo Dan Aykroyd gli è stato abbastanza vicino da capire la maledizione che lo aveva colpito. L'autore della sua biografia, Bob Woodward, non ha bisogno di presentazioni: grazie ad una serie d'interviste e ricerche giornalistiche è riuscito a ricostruire la vita travagliata di questo attore scomparso troppo, troppo presto. Woodward ha anche il merito di comporre un ritratto duro, spietato e veritiero delle star di Hollywood le quali pensavano solo a divertirsi, drogarsi e fottere.

sabato 24 maggio 2008

La stella del mattino


"E' vestito di bianco e nessuno può vederlo in volto, perché gli occhi abbagliano fino ad accecare. Ha il potere di distruggere ciò che tocca e il dono di essere ovunque. A volte è solo, a volte guida schiere di cavalieri. Appare e scompare, il deserto è la sua casa, le rocce il suo cibo...Il suo nome vola da un'oasi all'altra. I pellegrini in viaggio verso la Mecca lo avvistano nelle tempeste di sabbia e lo chiamano Iblis, il Diavolo. Tutti lo temono. Anche tu".
In una Oxford piovosa del 1919 s'incontrarono i destini di alcuni uomini che avevano conosciuto il dolore, la disperazione di una guerra combattuta sotto terra, nel fango, nel magma misto di sangue e sporcizia delle trincee. Tra questi personaggi uno aveva evitato tutto questo, non certo per aver mancato al suo dovere nei confronti di Sua Maestà, semplicemente per averlo fatto in modo diverso, seguendo un percorso inusuale, su un terreno che non poteva celare nulla e non poteva essere scavato con facilità: il deserto. La figura protagonista di questo libro meraviglioso e T.E. Lawrence o più semplicemente Ned per gli amici (se ne aveva). Un ritorno a Oxford per scrivere le sue memorie, un riprecorrere i passi dei suoi primi anni da appassionato archeologo che lo portarono, per amor della ricerca, a diventare l'uomo dell'Impero in Medio Oriente. Impacciato con la divisa - ritratto magistrale da Peter O'Toole nel film hollywoodiano - il giovane Lawrence cominciò a scoprire quella terra sabbiosa grazie all'archeologia. Un suolo ricoperto da dune che ben conosceva dopo ore trascorse sui libri che trattavano di Crociate e architettura militare. Un fulmine che cadde nella tranquilla Università di Oxford, un'istituzione dove sembrava che il tempo non scorresse mai, stabile e conservatrice, diffidente verso il nuovo o i tentativi di innovazione. Crogiuolo di menti eccelse un pò eccentriche che, dopo la guerra, erano tornate in compagnia dai loro personalissimi fantasmi, delle loro paure e inquietudini. Vedere e immaginare chissà cosa da un angolo buio della stanza...questo capitava al buon Tolkien, reduce, studioso e vittima (in positivo) della personalità del nuovo arrivato, di Lord Dinamite. Un incontro, una reciproca diffidenza lentamente cancellata, ma mai del tutto scomparsa, soprattutto per quanto riguardava Lawrence. Incontri come quello con il poeta Robert Graves che voleva trasformare la sua angoscia per la guerra in versi di poesia. Se vogliamo capire quello che hanno passato questi uomini leggiamo le pagine del lavoro di Leeds su "La Terra di Nessuno". Tornando a Ned...da questo libro emerge ciò che lui era veramente: controverso, ambiguo, insoddisfatto, alla continua ricerca di qualcosa che aveva smarrito nella polvere di sabbia che adombrava i suoi ricordi. Uno stile di vita particolare reso ancor più inquieto dalle vicende politiche che, a guerra terminata, stavano sconvolgendo tutta la sua opera e la sua reputazione. Il suo amico Feisal, Churchill, il generale Allenby...e l'invenzione britannica dell'Iraq. Tutto questo si mescola - grazie alla sapiente mano di Wu Ming 4 - in una storia avventurosa, introspettiva, affascinate che spinge il lettore, di tanto in tanto, a chiudere gli occhi e viaggiare con T.E. e i suoi compagni oxfordiani, nelle gallerie dei loro tormenti creativi.