
Camminando per le strade di New York incontriamo frequentemente uomini barbuti, vestiti con un cappotto nero, camicia bianca, un cappello in testa e degli strani ricciolini che scendono sul viso, all'altezza delle tempie. Quello strano signore è un chassid dei Lubavitch, un ebreo ortodosso che nella Grande Mela ha trovato la sua nuova patria. Il libro di Maurizio Molinari, "Gli ebrei di New York" è illuminante per una serie di motivi, primo fra tutti comprendere quale sia il legame tra il popolo di Abramo e gli Stati Uniti. Attraverso un esame "quartiere per quartiere" della grande città americana, l'autore racconta storie, aneddoti, personaggi straordinari, gente comune, luoghi, cultura e tradizoni dell'ebraismo newyorkese. Tra gli anni '20 e '30 del Novecento l'Europa diventò la culla di nuovi totalitarismi - il nazismo, il fascismo e lo stalinismo - che avevano in comune una subdola, poi manifesta, volontà di sterminare il popolo ebraico. Quali fossero le motivazioni di questo accanimento è ormai chiaro; per il nazismo, ad esempio, vi era la ricerca di un colpevole sul quale far ricadere le varie disgrazie che stavano affliggendo la Germania di Weimar, il voler trovare ad ogni costro un capro espiatorio propagandando il famoso "complotto ebraico" che stava prosciugando le forze economiche del grande Reich e che avrebbe messo alle porte di Berlino un'orda bolscevica. Allora ecco le leggi razziali, le stelle di David sui cappotti di uomini e donne di tutte le età, una serie di divieti che resero impossibile la vita degli ebrei tedeschi, austriaci, ungheresi, cechi, slovacchi, polacchi, ecc., e i tragici campi di internamento e sterminio. La macabra ombra di questo movimento "del terrore" si allungò su buona parte del Vecchio Continente: le leggi antisemite furono subito adottate anche dai paesi confinati, prima fra tutte l'Italia di Mussolini, poi complice della persecuzione in grande stile adottata dopo il 1943. Tutto questo diede inizio a una nuova diaspora degli ebrei, una fuga disperata verso la salvezza, verso territori dove nessun uomo sarebbe stato obbligato a portare una stella gialla sul proprio abito. Molti di loro approdarono a New York, cominciando una nuova vita fatta di difficoltà, di stenti, di nostalgie eppure molto più libera e soprattutto senza discriminazioni. Maurizio Molinari ci racconta questa avventura attraverso gli occhi di ebrei famosi, come Elie Wiesel, ma anche di perfetti sconosciuti che, grazie all'America delle grandi opportunità, hanno avuto modo di passare dalla vendita di stracci sui carretti alle sale di Wall Street.