
Restiamo in Medio Oriente. Questa volta voglio parlarvi di un libro davvero interessante oltreché avvincente: “L’infiltrato” di Omar Nasiri. La storia di Omar Nasiri – nome falso per ovvie ragioni di sicurezza – passa dal Belgio (suo luogo natio) e arriva in Afghanistan dove riuscirà a farsi reclutare in uno dei campi d’addestramento per terroristi, finanziati e sostenuti da Osama bin Laden. La sua prima esperienza nel mondo della jihad islamica fu al fianco del GIA algerino (dal francese Groupe Islamique Armé): un gruppo di accaniti fondamentalisti che, a causa dei loro efferati delitti contro i civili, furono mal visti dagli stessi jihadisti che lottavano per altre cause, in altri paesi. Dopo aver toccato con mano la spietatezza di questo gruppo islamico, che non risparmiava neppure i bambini dalla lama dei loro coltelli, decise di lavorare per il servizio segreto francese (rappresentato da un enigmatico Gilles). Dopo varie peripezie e l’arresto di alcuni membri della sua stessa famiglia, coinvolti direttamente nel GIA, decise di allontanarsi dall’Europa per cercare una nuova strada in Afghanistan, nei campi dove venivano addestrati i mujahid (i combattenti). Qui scopre una nuova dimensione: lui sa di essere una spia eppure si sente incredibilmente attratto da quelli che sono i valori dell’islamismo, sente di essere in qualche modo attaccato alla sua religione, ma soprattutto agli uomini che, come lui, hanno scelto di intraprendere quella strada. Era forse quello il vero significato di jihad, di lotta che ogni fedele deve fare per raggiungere la perfezione nella professione del suo credo? Il racconto dell’addestramento è veramente appassionante: questi volontari, provenienti da ogni parte del mondo (molti i ceceni), venivano sottoposti a privazioni e a un duro allenamento. Queste difficoltà, la disciplina e il rispetto dei precetti religiosi facevano si che i volontari diventassero una cosa sola: lo spirito era altissimo e la loro fede incrollabile. Una causa, una lotta, un credo: Allah. Omar Nasiri tuttavia muove alcune critiche riguardo i metodi e i mezzi adottati dai suoi fratelli musulmani: la cosa che più lo infastidiva era che la “guerra santa” veniva combattuta con i mezzi dell’occidente, con i libri di addestramento scritti dagli americani (nei campi si usavano i manuali US Army consegnati ai mujaheddin durante la guerra contro l’Unione Sovietica) e con le armi europee o, peggio ancora, di fabbricazione israeliana (le celebri UZI). Oltre a queste ragioni, non ultimo, c’era il fattore “vittime innocenti”: non poteva rientrare in nessun dettame religioso uccidere donne, bambini, anziani estranei a qualsiasi colpa. Questo – Omar – condannava della jihad, il fatto di prendersela contro tutto e tutti, non solo colpendo gli obiettivi politici e militari, ma anche civili inermi. Quando la sua mente s’imbatteva in questo pensiero, allora riusciva a recuperare la sua vera identità: di persona cresciuta in occidente e di spia al servizio della Francia. La fine dell’avventura è un susseguirsi di delusioni … il destino di Nasiri è in balia di persone ambigue che perseguono i loro fini senza badare troppo ai valori umani: i servizi segreti usano le persone, le manipolano e, quando non sono più utili, non esitano a disfarsene. Lottano per il bene? Sono loro i buoni? Questa è una domanda che tutti ci siamo fatti e a cui molti hanno tentato di dare una risposta. Io la verità l’ho trovata nello sguardo delle vittime dilaniate dalle bombe…americane, dei kamikaze, israeliane e palestinesi. Ma ciò significa non prendere nessuna posizione!!! Direte voi. Ebbene in questo caso lungi da me prenderla… io sto con chi resta a terra con il volto coperto di sangue…magari passava di li solo per caso. Il vero significato di terrorismo è “condivisione”… la condivisione della disperazione, del terrore, questa è l’arma più grande di cui dispongono i fondamentalisti islamici e qualsiasi altra organizzazione terroristica. Dopo l’11 settembre il mondo è cambiato: grazie a Osama bin Laden la jihad è diventata globale, nessuno è più sicuro in nessun posto… Osama ha raggiunto il suo obiettivo… vero anche che Bush gli ha dato una mano.
3 commenti:
Grande Bluto! "Io sto con chi resta a terra con il volto coperto di sangue"...
Dev'essere un bel libro, tra l'altro
Roffo
Leggi Unterwelt. maldido chabron
Roffo
Grazie Stefano, ti stupisci???
Guarda che molte volte parlo e carico un pò l'immagine di guerrafondaio, ma appunto perché da una vita studio la storia delle guerre e degli uomini che l'hanno fatta, credo che sia una delle più grandi bestialità che l'uomo possa fare. Quello che ammiro sono gli uomini che hanno combattutto, amo la storia degli eserciti... so che è un controsenso... ma ti ricordi la scena di Full Metal Jacket ? L'elemetto di Joker con il simbolo della pace? Che cavolo di controsenso... ma nulla di straordinario... è tutto
molto umano.
Bluto
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